L’espressione “non capirci una mazza”, usata per indicare una totale incomprensione, ha origini sorprendenti e affonda le sue radici nella tragedia del terremoto di Messina del 1908.
Il 28 dicembre 1908, un terremoto di magnitudo 7.1 sconvolse Messina, Reggio Calabria e i paesi limitrofi, causando circa 80.000 vittime e lasciando una città in macerie. In questo scenario apocalittico, il generale Francesco Mazza fu nominato Regio Commissario straordinario per gestire l’emergenza.
Tuttavia, la gestione di Mazza si rivelò fallimentare e caotica. Invece di concentrare gli sforzi sul soccorso dei feriti e sulla ricerca dei sopravvissuti, il generale emanò la bizzarra disposizione di recuperare i beni preziosi dalle macerie.
Caos, ruberie e una frase iconica:
Questa decisione surreale creò un clima di totale confusione e rabbia. I militari stessi si resero protagonisti di saccheggi, mentre i superstiti, disperati nella ricerca dei loro cari, vennero scambiati per sciacalli e addirittura fucilati.
L’incapacità di Mazza di gestire la situazione in modo efficace e umano diede origine alla celebre espressione “non capirci una mazza”. Un modo di dire nato dalla frustrazione e dal dolore di un popolo di fronte a una tragedia immane e a una leadership inadeguata.
Oltre la storia: il significato e l’uso di oggi:
L’espressione “non capirci una mazza” ha varcato i confini della Sicilia, diventando di uso comune in tutta Italia per indicare una totale mancanza di comprensione. Un modo ironico e sarcastico per sottolineare la confusione e l’incapacità di discernere di fronte a una situazione complessa.
Ancora oggi, l’espressione ci ricorda l’importanza di una leadership competente e capace di affrontare le crisi con umanità ed efficacia. Un monito a non ripetere gli errori del passato e a valorizzare la collaborazione e la solidarietà nei momenti più bui.