Il San Marino Song Contest: la valvola di sfogo per gli orfani di Sanremo

Il San Marino Song Contest, manifestazione che seleziona il rappresentante della Repubblica di San Marino all’Eurovision Song Contest, si sta confermando come una sorta di dopofestival sanremese, con toni decisamente più trash e una vena di “plan B” per molti artisti che non hanno avuto fortuna a Sanremo. Dopo la vittoria nel 2022 di Achille Lauro, che al Festival era stato superato da Mahmood e Blanco, l’edizione precedente aveva visto Loredana Bertè come favorita, solo per arrivare seconda, subendo un’ulteriore beffa.

Quest’anno, a scendere in campo per San Marino è Gabry Ponte, che non ha preso parte al Festival di Sanremo ma ha comunque lasciato il suo segno, con il tormentone “Tutta l’Italia”, che ha accompagnato le serate sanremesi, finendo per essere “ceduto” al San Marino Song Contest. Se dovesse davvero trionfare, sarebbe davvero surreale vedere Ponte rappresentare i colori bianco-celesti, mentre canta dell’Italia, degli spaghetti e della Gioconda.

Federico Pedini Amati, segretario di Stato per il Turismo di San Marino, ha spiegato l’intento dietro la manifestazione: dare la possibilità a una selezione di cantanti provenienti da tutto il mondo di partecipare all’Eurovision, con l’obiettivo di portare un talento della Repubblica del Titano a calcare il palco di quello che è uno degli eventi musicali più importanti a livello europeo. Tuttavia, tra i venti artisti in gara, solo uno è sammarinese (Paco), mentre ben tredici sono italiani, tra cui nomi noti come Pierdavide Carone, Marco Carta, Bianca Atzei, Boosta, Luisa Corna e Silvia Salemi, oltre a molti altri artisti meno conosciuti. In gara anche Besa (albanese), Curli (svedesi), King Foo (sloveni), Angy Sciacqua (belga) e Teslenko (ucraino).

Negli anni passati, la competizione ha suscitato anche polemiche. Monica Hill, cantante e corista sammarinese, aveva sollevato un’importante riflessione sulla disparità di mezzi tra artisti affermati, che sono automaticamente promossi alla finale, e cantanti sconosciuti che devono intraprendere un lungo percorso per farsi strada nel contest. Come aveva sottolineato la Hill, sembra che in questo scenario ci sia una grande disparità, come mettere un carro armato accanto a una bicicletta.

La giuria e l’assenza del televoto

A giudicare i partecipanti non sarà il televoto, ma una giuria composta da esperti del settore: le conduttrici radiofoniche Federica Gentile ed Ema Stokholma, il critico musicale Luca De Gennaro, il direttore marketing della SIAE Marco Andrea Ettore e il direttore generale della Rai e di San Marino RTV Roberto Sergio. Questa giuria potrebbe limitare la possibilità per l’artista più popolare di raccogliere voti, ma non riuscirà ad azzerare completamente la disparità tra i cantanti più noti, che hanno già accesso alla finale, e quelli meno conosciuti, che invece hanno dovuto passare per le selezioni.

L’identità tra San Marino e l’Italia: un concetto sempre più sfumato

Ciò che viene meno in questa competizione è il concetto di identità, sia sammarinese che italiana. Infatti, se un artista italiano dovesse vincere e arrivare all’Eurovision, i cittadini italiani non avrebbero il diritto di votarlo, in quanto il regolamento impedisce di esprimere preferenze per il rappresentante di un altro paese. Questo solleva interrogativi sul regolamento stesso, che potrebbe necessitare di una revisione per dare maggiore coerenza alle fasi preliminari della competizione.

In sintesi, il San Marino Song Contest si sta consolidando come la valvola di sfogo per gli “orfani” di Sanremo, ma con alcune contraddizioni che rischiano di minare l’autenticità e l’equità del processo di selezione. Tra la ricerca di visibilità internazionale e la promozione di nuovi talenti, l’evento rischia di perdere la sua identità e di diventare un palcoscenico dove le vere sfide artistiche cedono il passo alla ricerca di fama a tutti i costi.

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