Daniel, Umberto e Nicola: sono gli ultimi tre nomi sulla lunga lista di vittime del lavoro. Tre lavoratori tra oltre 300 morti già registrati nei primi mesi dell’anno. “Daniel, Umberto e Nicola vanno moltiplicati per cento”, ha detto Michele Riondino, tra i direttori artistici del Concertone dell’Uno Maggio Libero e Pensante, leggendo un testo intenso dal palco, accompagnato dalle note di Rodrigo D’Erasmo e Roberto Angelini.
Nel suo intervento, Riondino ha denunciato una deriva sociale e politica che, a suo dire, ha sostituito i diritti con abusi e ingiustizie. “Forse siamo noi pazzi, forse è solo successo che nuovi diritti hanno preso il posto di quelli vecchi”, ha detto. E ha elencato quelli che definisce “diritti nuovi”: lasciare liberi i criminali di guerra, presidiare i consultori, torturare sospettati, manganellare i manifestanti, respingere i naufraghi, reprimere la resistenza non violenta.
L’attore e regista ha ricordato il naufragio di Steccato di Cutro, in cui morirono 94 migranti, tra cui 30 bambini, denunciando “una strage evitabile” e “un’omissione di soccorso”. Ha criticato la premier Giorgia Meloni, ricordando la conferenza stampa organizzata proprio a Cutro subito dopo la tragedia, definita “una delle più imbarazzanti di sempre”, e la sua partecipazione alla festa di compleanno del ministro Matteo Salvini, dove si cantò “La canzone di Marinella”, brano che racconta la storia di una giovane affogata.
Infine, Riondino ha parlato di guerra, portando l’attenzione su Gaza. “Mi viene in mente la parola ‘Zanana’. A Gaza significa anche drone”, ha spiegato, sottolineando come il ronzio dei droni israeliani sia diventato il sottofondo quotidiano di una guerra “chirurgica” che ha prodotto oltre 50mila vittime. “Questo ci dà diritto di usare la parola genocidio?”, si è chiesto, concludendo: “Forse non ci possiamo permettere di usare i termini giusti, perché tacitamente abbiamo già adottato il diritto di raccontare la storia in modo più asettico, più disumano”.
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