Fabrizio De André andò a trovare in carcere Vasco Rossi

La storia di un’amicizia sincera e profonda, nelle parole di Faber, in quelle di Vasco, in una foto e in un video.

Il rocker di Zocca, nel 1984 era già una popstar, aveva alle spalle già sei album e le partecipazioni al Festival di Sanremo nell”82 con “Vado al massimo” (nel testo rispondeva con ironia alle critiche del giornalista Nantas Salvalaggio, che commentando una sua esibizione in tv gli aveva dato dell'”ebete piuttosto bruttino, malfermo sulle gambe, con gli occhiali fumè dello zombie, dell’alcolizzato, del drogato ‘fatto'”: “Meglio rischiare che diventare come quel tale / quel tale che scrive sul giornale”, cantava Rossi) e nell”83 con “Vita spericolata” gli avevano permesso di raggiungere il successo su larga scala. La notizia del suo arresto per detenzione di droga e spaccio non a scopo di lucro, nella primavera di quell’anno, fece molto scalpore: Rossi venne fermato in una discoteca nei pressi di Bologna e dopo una perquisizione in un casolare di Casalecchio dove abitava insieme ad altri componenti del suo gruppo consegnò spontaneamente 26 grammi di cocaina ai carabinieri. Trascorse 22 giorni in prigione presso il carcere di Rocca Costanza a Pesaro (avrebbe ottenuto la libertà provvisoria a maggio e il processo lo avrebbe scagionato dall’accusa di spaccio, condannandolo però a due anni e otto mesi con la condizionale per detenzione di sostanze stupefacenti). In quei giorni del panorama musicale italiano solamente due personaggi diedero pubblicamente e privatamente il proprio sostegno a Vasco Rossi: Fabrizio De André e Dori Ghezzi.

Il cantautore genovese e la sua compagna (i due si sarebbero sposati cinque anni più tardi, nell”89) andarono anche a trovare Vasco in carcere, a Pesaro. Di Rossi De André ebbe a dire: “È l’unico credibile nel ruolo di rocker in Italia. L’unico ad essere riuscito a portare la canzone d’autore nel rock”. Da quella visita nacque un’amicizia sincera e profonda, che Vasco ha più volte omaggiato nel corso degli anni:

“Fabrizio mi venne a cercare, voleva conoscermi, per me era un mito, insieme a Jannacci. Ma De André soprattutto era un fenomeno di cattiveria,a 17 anni ascoltandolo ho capito che si potevano dire le cose con un’ironia feroce, io alla mia maniera ovviamente. Ho usato il rocker per penetrare e provocare meglio. Non tutti coglievano che le mie canzoni sono sempre state provocatorie e ironiche: scrivevo ‘vado al massimo’ nel periodo più brutto della mia vita. (De André) era il mio mito assoluto e invece mi ha sempre trattato come uno alla pari”.

Quando nel marzo del 2000, poco più di un anno dopo la scomparsa di Faber, Dori Ghezzi organizzò a Genova un grande concerto-tributo al cantautore, invitò tra gli ospiti anche Vasco. Per l’occasione, il rocker di Zocca omaggiò De André con una sua versione di “Amico fragile”, riproposta nel ventuduesimo anniversario dalla scomparsa (era l’11 gennaio 1999), sui social:

Ai giornali, all’epoca, disse:

“Anarchici, individualisti, noi, amici fragili, accomunati dalle nostre diversità. Duri nel cercare le libertà, contro il pregiudizio e i falsi moralismi… Quando Dori mi ha invitato al concerto per Fabrizio, ho accettato subito, istintivamente. Senza nemmeno chiedere di che cosa si trattasse. Mi basta sapere che io e Fabrizio abbiamo gli stessi valori. Che sotto le insegne dell’arte, della musica, si può parlare di disagio. Che la musica può essere messaggio. Senza volerlo. La musica può farti star bene, può commuovere o consolare… Può veramente unire e comunicare”.

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