Nell’immaginario collettivo, il Lupanare di Pompei è spesso associato esclusivamente a un semplice bordello, un luogo di scambio sessuale. Tuttavia, una visione più approfondita rivela un ambiente molto più complesso e multifunzionale. Questo spazio non solo soddisfaceva i bisogni sessuali dei romani, ma si configurava anche come un centro sociale vivace e dinamico.
Le case di tolleranza come il Lupanare erano ben visibili e integrate nella vita quotidiana delle città romane. Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, non erano luoghi clandestini o tabù, ma strutture strategicamente collocate e riconoscibili attraverso segnaletica specifica. Non sorprende che Marziale, poeta dell’epoca, le definisse “aperte a tutti i venti”, sottolineando l’accessibilità di questi luoghi a persone di ogni estrazione sociale.
Giuridicamente, il Lupanare era regolamentato da leggi che tutelavano tanto i lavoratori, uomini e donne, quanto i clienti. I proprietari, noti come lenones, dovevano registrare le loro attività e rispettare norme igieniche e fiscali. La clientela era eterogenea, così come l’offerta: dai bordelli più umili a quelli più lussuosi, ognuno con il proprio ecosistema interno e gerarchia tra le prostitute, le meretrices.
Questi luoghi di incontro non si limitavano all’attività sessuale; spesso ospitavano eventi culturali, spettacoli teatrali e momenti di socializzazione. Durante feste pubbliche, i cosiddetti “lasciva nomismata” venivano distribuiti tra il pubblico, offrendo ingressi gratuiti e rendendo il Lupanare un centro di aggregazione sociale.
Il Lupanare rifletteva le contraddizioni della società romana, un luogo dove la mercificazione del corpo si intrecciava con la vita culturale. Nonostante le critiche di alcuni filosofi e le autorità religiose, che vedevano nella prostituzione una manifestazione di decadimento, questi spazi continuavano a prosperare, incarnando il fascino umano per il piacere e la connessione. In questo senso, il Lupanare non è solo un simbolo della prostituzione, ma un importante testimone della vita sociale dell’antica Roma.