Trump firma un ordine esecutivo contro bagarini e speculazioni sui biglietti dei concerti

Una stretta contro la rivendita selvaggia dei biglietti e le speculazioni del mercato secondario: è questo l’obiettivo dell’ordine esecutivo firmato da Donald Trump, con l’intento di proteggere i consumatori da pratiche scorrette nel settore degli eventi dal vivo.

Al fianco dell’ex presidente, nella cerimonia alla Casa Bianca, c’era il cantante Kid Rock, da tempo voce critica del sistema di vendita dei biglietti. «Chiunque abbia provato a comprare un biglietto negli ultimi dieci, forse vent’anni, sa quanto è frustrante — ha dichiarato l’artista — I bot prendono i posti migliori e li rivendono anche al 500% del loro valore. Non è giusto, e quegli extra non vanno agli artisti».

L’ordine esecutivo, che orienta le azioni delle agenzie federali, mira a colpire in particolare l’uso di software automatizzati — i cosiddetti bot — che permettono ai bagarini di acquistare enormi quantità di biglietti a prezzo nominale, per poi rivenderli a costi esorbitanti. Una pratica che penalizza direttamente i fan e alimenta un mercato parallelo fuori controllo.

Il provvedimento affida alla Federal Trade Commission (FTC) e al Dipartimento di Giustizia, sotto la guida di Pam Bondi, il compito di vigilare sul rispetto delle norme di concorrenza e delle regole fiscali, in collaborazione con il Segretario al Tesoro. Viene inoltre rafforzata l’applicazione del Better Online Ticket Sales Act (BOTS Act), che già vieta l’uso di software per bypassare i limiti di acquisto stabiliti nelle vendite online.

Il settore ha accolto con favore l’iniziativa. In una nota, Live Nation — colosso della musica dal vivo — ha dichiarato: «Bagarini e bot impediscono ai fan di accedere ai biglietti ai prezzi fissati dagli artisti. Ringraziamo il Presidente Trump per l’intervento deciso. Sosteniamo qualsiasi riforma che migliori il mercato della rivendita, compresi i tetti di prezzo e una piena applicazione del BOTS Act».

L’ordine non è una legge in senso stretto, ma segna una presa di posizione chiara su un tema che coinvolge milioni di fan, indipendentemente dall’appartenenza politica. Un primo passo verso una regolamentazione più giusta e trasparente di un settore spesso lasciato nelle mani di speculatori digitali.

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