Berlusconi e le fabbriche di auto elettriche cinesi in Italia

Berlusconi e le fabbriche di auto elettriche cinesi in Italia

Il gigante cinese Dongfeng, leader nella produzione di auto elettriche, si prepara a entrare nel mercato italiano con il sostegno del governo e la collaborazione della famiglia Berlusconi. L’obiettivo è conquistare una parte del mercato e anticipare Stellantis. Da tempo, il governo sta lavorando con Dongfeng per aprire una fabbrica in grado di produrre fino a 100.000 veicoli all’anno.

Paolo Berlusconi potrebbe svolgere un ruolo chiave come facilitatore, avendo investito il 10% delle quote di DF Italia, il distributore ufficiale dei lussuosi SUV elettrici del gruppo cinese. La Pff, holding di Paolo Berlusconi e di sua figlia Alessia, ha recentemente costituito DF Italia. Meno di due mesi dopo, al Salone del Mobile di Milano, è stata presentata al pubblico la linea di modelli del marchio Voyah, con cui Dongfeng farà il suo ingresso in Italia, tra cui il SUV elettrico Free, la monovolume Dream e un progetto di auto a guida autonoma chiamato Icozy.

Bruno Mafrici, CEO di Dongfeng Italia e Car Mobility, ha commentato: “Siamo entusiasti di lanciare Voyah e i suoi nuovi modelli proprio a Milano in questi giorni così intensi, fatti di commistione tra design e tecnologia, lusso ed innovazione, ricerca e sostenibilità. Vogliamo mostrare attraverso le nostre creazioni come l’innovazione stia ridefinendo il concetto di mobilità e quali siano i nostri progetti per un futuro armonioso”.

Le voci di un accordo con il governo Meloni sono state alimentate da Qian Xie, responsabile delle attività europee di Dongfeng, in un’intervista a Bloomberg, in cui ha parlato di “trattative iniziali” per avviare una produzione di veicoli in Italia. Anche il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha confermato le discussioni con il colosso cinese, precisando di averne avute anche con altre case automobilistiche, non solo asiatiche.

“Dongfeng al momento nega l’esistenza di progetti industriali in Italia, ma come spesso accade in questi casi, potrebbe essere una strategia volta a sondare i mercati futuri”, ha concluso Urso.